La rabbia è una di quelle emozioni che tendiamo a reprimere. Sentirci sconvolti e incapaci di controllarci, in preda a una furia cieca e violenta, non ci piace affatto. Le sensazioni e i pensieri legati alla furia sono sgradevoli. Abbiamo paura di esplodere. Spesso, siamo indotti a nascondere la rabbia fin da bambini. Magari i nostri genitori ci punivano o ci allontanavamo quando avevamo degli scoppi d’ira, facendoci capire che stavamo facendo qualcosa di sbagliato, che quell’emozione era sbagliata.
Oppure li abbiamo osservati più volte contenere la propria collera, soffocandola in sé stessi.
Inoltre, la società in cui viviamo tende a stigmatizzare quest’impulso, descrivendo la collera come qualcosa di profondamente negativo, da cancellare e censurare totalmente. Soprattutto per le donne, la rabbia è qualcosa di disdicevole, inaccettabile.
Il risultato è che, spesso, tendiamo a inibire l’ira, evitando accuratamente di esprimerla, soffocandola all’interno di noi stessi.
Come diceva il padre della psicanalisi Sigmund Freud, però, le emozioni che seppelliamo dentro di noi non muoiono. E prima o poi usciranno nel peggiore dei modi.
La rabbia repressa troppo a lungo è in grado di farci ammalare.
Rabbia repressa e disturbi psicosomatici
Soffri di forti mal di testa? Potrebbe trattarsi di una delle tante conseguenze della rabbia repressa: una cefalea tensiva di tipo psicosomatico. La nostra mente (psiche) e il nostro corpo (soma) sono collegati tra loro, in costante comunicazione e sono in grado di influire l’uno l’una sull’altro, costantemente. Ciò significa che quando stiamo male a livello psicologico, anche il nostro fisico ne risente e, anzi, ci dà dei segnali, facendo scattare dei campanelli d’allarme per farci capire che qualcosa non va.
Sono quelli che chiamiamo disturbi psicosomatici, disturbi che si manifestano nel corpo ma hanno origine da difficoltà emotive e disagi psicologici. Qualcuno pensa che chi ne soffre sia una sorta di malato immaginario. In realtà, si tratta di vere e proprie malattie anche gravi. Chi ne è affetto non sta affatto fingendo. Solo che questo tipo di disturbi non si diagnosticano come gli altri. Se si va da un medico per fare un check up o una visita di controllo, lo specialista non riuscirà a trovare la causa del malessere che proviamo. Questo perché i disturbi psicosomatici, nonostante abbiano conseguenze sull’organismo, non hanno cause organiche.
La rabbia repressa, se non viene riconosciuta e accettata, può trovare sfogo in una vasta serie di disturbi psicosomatici. Questo perché l’emozione che non si sfoga tiene il nostro sistema nervoso in uno stato di eccitazione costante. Siamo attraversati da una scarica continua, da uno stato di tensione che, alla fine, danneggia il nostro corpo.
Uno degli organi bersaglio della rabbia è il fegato.
Espressione come “Ho il fegato gonfio (di rabbia)” “Rodersi il fegato dalla rabbia” hanno un fondo di verità perché è proprio lì, nel fegato, che spesso che va ad annidarsi l’emozione dell’ira che non viene esternata. Va sottolineato che in questo caso, il termine ira deve essere inteso in senso più ampio, includendo al suo interno varie sfumature di significato. Non soltanto la rabbia di per sé, ma anche altro stati d’animo connessi come la frustrazione, l’irritazione, il risentimento, l’indignazione, l’amarezza, l’ostilità.
Se si provano queste emozioni negative troppo a lungo, il fegato può cominciare a risentirne, smettendo di funzionare correttamente, interrompendo in parte o del tutto le proprie funzioni.
Non è cosa da prendere alla leggera.
Il fegato, infatti, svolge un ruolo fondamentale nelle varie attività del nostro organismo e lo preserva dalle malattie, facendo da vero e proprio filtro per tutto ciò che è nocivo: veleni, tossine, microbi, sostanze cancerogene. Se cominciamo ad avere problemi epatici, questo si riflette sul nostro stato di salute generale.
La rabbia repressa può dare luogo anche ad altri tipi di disagio come mal di testa, disturbi digestivi, insonnia, pressione sanguigna elevata, problemi della pelle e persino problemi cardiaci.
Rabbia repressa, ansia e attacchi di panico
Spesso la rabbia repressa è anche causa di forti stati d’ansia e improvvisi attacchi di panico che sconvolgono chi li prova.
Quando si vivono questo tipo di disturbi psicologici, spesso non ci si rende conto che sono il segnale di un disagio più profondo, di una ferita interiore che può essere rappresentata proprio da quella collera furibonda che coviamo dentro e non riusciamo a buttare fuori per paura, vergogna, educazione o semplicemente perché mettiamo sempre l’altro al primo posto e non vogliamo ferirlo con una reazione violenta.
L’attacco di panico, in particolare, come sottolineato dal dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta del Centro di psicoterapia la Fenice a Roma Prati, è il sintomo del cambiamento. Il campanello di allarme che ci mette in guardia da come stiamo vivendo la nostra vita e ci sprona ad andare in un’altra direzione, mettendoci alle spalle una situazione che non possiamo più sostenere.
L’importanza di gestire la rabbia anziché soffocarla
La rabbia è un’emozione assolutamente naturale, che tutti proviamo e che ci serve a sopravvivere nel mondo. Per quanto sia irrazionale, essa ha una ragione di esistere ed è quella di metterci in condizione di reagire di fronte a un sopruso o a un’ingiustizia.
Soffocare le nostre emozioni negative e in particolare la rabbia, come abbiamo visto, può portare conseguenze nefaste per la nostra salute, fisica e mentale. Per questo, occorre comprendere la natura di questo impulso primordiale, accettarlo per quello che è. Ma soprattutto è fondamentale imparare a gestire la rabbia nel modo corretto, magari provando a mettere in pratica alcuni stratagemmi e tecniche presi in prestito dalla psicologia e dalla meditazione.