Come imparare a gestire la rabbia

Ci sono dei momenti in cui siamo così accecati dalla rabbia da non riuscire a controllarci. Sentiamo la furia montare dentro di noi, il sangue che ci va alla testa e offusca completamente la nostra capacità di giudizio. Siamo così pieni di collera che non capiamo più nulla.

Non siamo più in grado di controllare parole, pensieri e azioni. L’ira prende il sopravvento, spegnendo il nostro cervello. Ci ritroviamo a urlare, inveire, insultare. Sentiamo una scarica di adrenalina che ci attraversa il corpo e ci mette nella condizione di attaccare chi ci troviamo di fronte.

Siamo di fronte a uno scatto d’ira, qualcosa di estremamente potente. Per capire come gestire quest’emozione violenta che si chiama rabbia, dobbiamo prima imparare a conoscerla.

La rabbia, un’emozione innata e naturale

Nel 2015, in tutte le sale cinematografiche del mondo è uscito il film d’animazione Disney “Inside Out”, una pellicola che esplora il mondo della mente umana. Vere protagoniste sono le emozioni primarie o di base, tra le quali troviamo proprio la rabbia, personificata in un omino tutto rosso che, quando si infuria, spara fiamme dalla testa.

La rabbia, come evidenziato anche in questo cartone animato, è un’emozione di base, primordiale, presente in noi fin dai primi mesi dopo la nascita e ci accompagna per tutta la vita, influenzando le nostre azioni. Basta osservare i bambini molto piccoli per rendersene conto: quando non vogliono fare qualcosa, essi esprimono la rabbia, urlando, piangendo e scagliando gli oggetti che hanno a portata di mano.

Tutti gli esseri umani, senza distinzioni di sesso, età, cultura o etnia di appartenenza fanno esperienza della collera.

È un’emozione innata e naturale, dotata di una specifica funzione adattiva. La rabbia, infatti, ha origine dall’istinto di sopravvivenza e ci spinge a difenderci nelle situazioni in cui ci sentiamo in pericolo oppure percepiamo di stare subendo un’ingiustizia, di essere privati di qualcosa di cui abbiamo diritto.

L’interruttore della rabbia

Da dove viene la rabbia?

L’interruttore della rabbia, come delle altre emozioni, ha sede nel nostro cervello. In particolare, studi recenti effettuati sui topi hanno messo in evidenza come questa emozione sembra essere innescata in una regione specifica dell’encefalo, chiamata setto laterale. Quest’area risulta connessa ad altre zone cerebrali di grande importanza come l’ippocampo, struttura nervosa che controlla le emozioni e l’apprendimento, e l’ipotalamo, dal quale dipende il comportamento aggressivo.

Un altro interessante studio, condotto dai ricercatori del Karolinska Institut a Stoccolma, ha portato alla scoperta di un gruppo di neuroni – situati proprio nell’ipotalamo – che, se stimolati, possono scatenare un’aggressione, anche in situazioni di totale tranquillità. Allo stesso tempo, inibendo quelle stesse cellule neuronali, si è in grado di porre fine a un attacco in corso.

Fisiologia della collera: i sintomi

Abbiamo detto che la rabbia è un’emozione adattiva. Ciò significa che consente all’individuo di adattarsi alle circostanze esterne, di reagire a quanto avviene nell’ambiente esterno.

Di fatti, la collera predispone il nostro corpo a compiere un’azione, causando delle vere e proprie modificazioni fisiologiche.

Tutto dipende dall’attivazione del sistema nervoso simpatico (una delle branche del sistema nervoso autonomo) che prepara il nostro organismo, mettendolo in condizione di attaccare. Quel che ne deriva sono i classici sintomi della rabbia, che potremmo distinguere in modificazioni somatiche, sensazioni ed espressioni mimiche e facciali.

Principali modificazioni somatiche legate alla rabbia:

  • Aumento della frequenza cardiaca (battito accelerato)
  • Aumento della pressione arteriosa e dell’afflusso di sangue ai vasi sanguigni periferici
  • Aumento della temperatura corporea
  • Aumento della frequenza del respiro
  • Aumento della tensione e del tono muscolare
  • Ipersudorazione
  • Maggiori livelli di attenzione e concentrazione sull’oggetto che scatena l’emozione

Sensazioni legate alla rabbia:

  • Percezione delle modificazioni che avvengono nel corpo
  • Sensazione di essere fuori controllo

Espressioni mimiche e facciali:

  • Volto arrossato
  • Espressione tesa, con fronte aggrottata
  • Digrignamento dei denti
  • Pugni serrati

Questi ultimi sono segnali che fanno parte del linguaggio non verbale e servono a comunicare agli altri il nostro stato, influenzandone anche in parte il comportamento.

Quando l’emozione degenera: la rabbia disfunzionale

Anche se si tratta di uno strumento datoci dalla natura per riuscire a sopravvivere nell’ambiente in cui ci muoviamo, non sempre la rabbia viene espressa in modo sano. Non bisogna demonizzare quest’emozione, ma occorre fare attenzione alle sue manifestazioni. In alcune situazioni, la rabbia può degenerare in una forma patologica e disfunzionale, a causa di una disregolazione emotiva.

Esistono, in sostanza, due diverse forme di rabbia patologica.

La prima forma è quella che, di solito, fa più paura perché chi ne soffre esplode all’improvviso in scatti d’ira feroci, anche in situazioni banali, che non richiederebbero una reazione tanto esagerata. La collera non si lega a un vero e proprio fattore scatenante e persiste anche quando il motivo che l’ha innescata è stato allontanato. Nella testa di chi prova tutta questa rabbia, si inseguono pensieri negativi, uno peggiore dell’altro. E spesso l’incapacità di gestire quest’emozione così intensa porta ad azioni impulsive e violente contro sé stessi e gli altri. Tutto questo comporta un isolamento sociale perché di fronte a simili comportamenti, chi ci circonda è indotto ad allontanarsi per non essere vittima del nostro umore.

L’altra forma di rabbia patologica è rappresentata dall’incapacità di percepire la rabbia perché la sua entità è troppo lieve o perché tendiamo inconsciamente a sopprimerla. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un caso di rabbia disfunzionale perché, se non sentiamo la nostra rabbia, non siamo in grado di reagire per proteggere noi stessi, i nostri cari, i nostri diritti.

Imparare a gestire la propria rabbia

 

Analizzando la natura della rabbia, possiamo arrivare alla conclusione che non si tratta di un’emozione “sbagliata”, che deve essere censurata, nascosta oppure bandita dalla nostra vita. È importante, invece, imparare a gestire la collera, sfogandola nel modo giusto, senza tenerla dentro.

Anche la rabbia repressa, infatti, fa male.

Innanzitutto, potresti mettere in campo la tecnica del time out. Quando senti che l’ira cresce dentro di te, fermati un momento, fai un respiro profondo oppure conta fino a dieci. Può sembrare banale ma in questo modo puoi riuscire a creare una distanza psicologica tra te stesso e quel che sta accadendo, riuscendo a riconquistare uno stato di calma.

In secondo luogo, prova a metterti nella posizione di un osservatore esterno. Questa tecnica, molto usata nella meditazione, consiste nel lasciar fluire pensieri ed emozioni, senza immedesimarsi con essi e senza giudicarli. Questo ti consentirà di non essere preda del vortice della rabbia.

Un ulteriore suggerimento utile per imparare a gestire la rabbia è quello di tenere un diario terapeutico. Le parole, infatti, sono uno strumento di cura eccezionale e scrivere consente di liberare le emozioni negative, dando loro libero sfogo.

Se non si riesce a gestire la propria rabbia e a incanalarla, potrebbe essere necessario prendere in considerazione un consulto con un professionista che tratti questo genere di problema emotivo. Il dottor Simone Ordine, psicologo e psicoterapeuta che gestisce il sito Psicoterapia Roma Prati, da anni si occupa di supportare i propri pazienti che manifestano problemi di rabbia, accompagnandoli in un percorso di riscoperta di sé e di tutte quelle preziose risorse interiori utili a ritrovare un maggiore equilibrio e benessere psicologico.

Chi ha un problema di rabbia, attraverso un percorso di psicoterapia può comprendere quali siano le ragioni alla base delle proprie esplosioni di collera, quali sono le cause profonde del malessere che trova sfogo in modo così intenso e violento. In secondo luogo, è possibile elaborare le emozioni e i vissuti, trovare il modo di esprimerli nel modo più corretto e apprendere strumenti e tecniche per controllarle.