“Mi sono fratturato la rotula! oddio come è possibile sia capitato proprio a me? Sono sempre stato così attento”. Già, viene da chiedersi, perché poi è successo lo stesso. Per prima cosa dobbiamo spiegare cosa è la rotula, a cosa serve nel nostro apparato scheletrico e come si “rompe”.
La rotula si trova all’interno del tendine del muscolo quadricipite del femore. La superficie anteriore della rotula è percorsa dalle fibre tendinee, mentre il margine superiore è retto del femore e vasto intermedio. Essa mantiene un contatto variabile con il femore in tutte le posizioni assunte. Il tendine lontano dall’estremità inferiore del femore, migliora l’angolo di approccio del tendine sulla tibia.
Per avere delle informazioni più dettagliate sull’argomento, abbiamo chiesto consiglio allo Studio Delos.
Causa delle fratture
Le fratture della rotula possono essere provocate da forze indirette o da un trauma. Non è raro che il quadricipite finisca per rompere la rotula, quando si contrae per estendere il ginocchio. Nel secondo caso la frattura è conseguenza di un trauma diretto come una caduta o un contrasto sportivo.
I sintomi
Il sintomo più comune è il dolore, più o meno intenso, a livello della rotula. Al quale si accompagna una tumefazione locale la cui comparsa è alquanto rapida. A confermare la diagnosi sopraggiunge una radiografia. Solo grazie ad essa si saprà se la frattura è trasversale, verticale o del tipo pluri frammentario.
La riabilitazione
L’approccio terapeutico sarà diverso in base al tipo di frattura. Quando la frattura è composta si può procedere al cosiddetto “trattamento conservativo”, il quale consiste nell’applicazione per quattro-sei settimane di un tutore che blocca l’estensione per evitare la flessione del ginocchio. Particolarmente nel caso della frattura del tipo pluri frammentario è bene evitare l’articolarità del ginocchio, poiché i tendini del quadricipite potrebbero trazionare i frammenti, allontanandoli tra di loro. Come velocizzare la guarigione?
La Pompa Diamagnetica CTU 18
La Pompa Diamagnetica CTU 18 è l’unico dispositivo oggi esistente per eseguire trattamenti di diamagnetoterapia. Siamo in presenza di un innovativo metodo terapeutico, clinicamente testato, studiato per la stimolazione dei tessuti corporei e indurre una risposta fisiologica rapida durante il trattamento.
La Pompa Diamagnetica CTU 18 o Tecar è un generatore di campi magnetici ad altissima intensità che determinano effetti biologici positivi per la cura non invasiva e non dolorosa. I campi magnetici raggiungono maggiori profondità rispetto a quelle ottenibili con le tecniche tradizionali. Si può intervenire subito dopo il trauma. La tecnica di lavoro contact-less, la rende una terapia elettiva per gli sportivi e per tutti i pazienti che subiscono un trauma contusivo-distorsivo.
I campi di applicazione della Pompa Diamagnetica CTU 18 sono:
- medicina del dolore;
- ortopedia e traumatologia: lesioni, traumi, fratture;
- reumatologia: artrosi, artriti, periartriti, osteoporosi;
- fisiatria e riabilitazione: cura e prevenzione delle disabilità motorie;
- medicina dello sport: pubalgie, tendiniti, contratture, strappi muscolari, distorsioni, contusioni;
- neurologia: malattie cerebrovascolari, infiammatorie e degenerative, in cui può essere utile l’azione di stimolazione dei campi magnetici ad alta intensità;
- flebologia e angiologia: edemi linfatici, varici;
- dermatologia e estetica: piaghe, ulcere, ferite, cellulite.
La POMPA DIAMAGNETICA svolge diversi tipi di azione:
Controllo del dolore – il campo magnetico ha un’importante effetto antalgico, antiinfiammatorio ed antiedemigeno
Movimentazione di liquidi – la repulsione esercitata dal campo magnetico nei confronti dell’acqua corporea rende la terapia in grado di interagire con alcuni processi di fondamentale importanza a livello della cellula come il trasporto di nutrienti, l’equilibrio dell’ambiente intracellulare, la regolazione della temperatura tessutale.
Biostimolazione endogena – la diamagnetoterapia è in grado di favorire lo sviluppo di correnti elettriche a livello di diversi tessuti come il muscolo liscio e striato, i tendini ed il tessuto nervoso, così che essi vengano “ricaricati”, riacquisendo quella riserva di energia che è necessaria al mantenimento della loro omeostasi e al loro buon funzionamento.
Impianto molecolare – la somministrazione delle molecole attive contenute nei farmaci avviene in maniera NON invasiva, esclusivamente per spinta meccanica repulsiva. L’ulteriore vantaggio è quello di poter regolare in modo preciso il volume di farmaco somministrato e la profondità, alla quale vogliamo che esso agisca.
Solo nei casi più gravi si ricorrerà all’intervento chirurgico di osteosintesi, mediante cerchiaggio e/o sintesi con viti o fili metallici. Sia per il trattamento conservativo che per quello chirurgico, sono previsti circa tre mesi di recupero prima di poter tornare all’attività sportiva.